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Personaggi illustri di Dovadola

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Benedetta Bianchi Porro

Benedetta nacque l’8 agosto 1936 a Dovadola da Guido Bianchi Porro e da Elsa Giammarchi. Seconda di sei figli, prima di lei c’era Leonida e dopo nasceranno Gabriele, Manuela, Corrado e Carmen, fu colpita, quando aveva pochi mesi, dalla poliomielite che le provocò l’accorciamento della gamba destra.
Nell’introduzione al libro “Siate nella gioia” padre David Maria Turoldo ne ha tracciato un “profilo spirituale” e della sua adolescenza ha scritto: “Da bambina Benedetta era come tutte le altre fanciulle, per quanto di accentuata sensibilità già quasi materna. Forse il fatto di essere stata, sin dai primi mesi, colpita dal male, già poteva accelerare in lei, inconsciamente, quel processo di maturazione che la rendeva molto presto pronta alla parte singolare che dovrà vivere, con naturalezza, al tempo della sua passione. È una bambina simpatica e graziosa, vivace e delicata, particolarmente attenta ai richiami della madre. Con voglia di giocare e di godere le cose più semplici e belle. Capace di essere felice per un nonnulla e incline ai sentimenti più profondi. Sempre posseduta da una grande volontà di capire, studiosa e diligente.
Una fanciulla fedele e fidata, con prematuro senso della responsabilità
“. Fin dall’infanzia fu costretta a numerosi spostamenti sia per il lavoro del padre ingegnere, che si occupava della costruzione delle terme di Sirmione del Garda, sia a causa della guerra, che portò la famiglia a rifugiarsi inizialmente a Forlì, nella casa dei nonni, e poi a Casticciano (Bertinoro). Nei suoi diari, tenuti su incoraggiamento della madre, trapelano le ansie e le preoccupazioni per il passaggio del fronte e per i devastanti bombardamenti: “Sono passati tanti aeroplani: i miei genitori sono a Forlì e gli inglesi hanno bombardato la città e io ho pena per i miei“. “Il cielo oggi ha voglia di piangere; sono stata a giocare accanto al rifugio”. “Hanno mitragliato Forlì e la mamma era laggiù“. “I tedeschi sono partiti”. “Sono contenta perché oggi non si è sentito bombardare”.
“Sono tornati i tedeschi con dei cavalli. Stanotte o domani vengono ad abitare qui”. “Mentre dormivo è venuto un tedesco a cercare dei locali
“. “Tutti i giorni degli apparecchi mi girano sulla testa“. “Il babbo questa mattina è stato nel campo con gli altri uomini, perché i tedeschi li volevano portare via“. “Forse vanno via i tedeschi“. “Sono entrati gli inglesi e noi siamo contenti”. “Gli inglesi hanno occupato la città di Faenza e di Ravenna. Fa molto credo (siamo nel novembre 1944 ndr)”. “Ho mangiato una cicca americana. Il cielo è nuvoloso“. Allora Benedetta aveva appena compiuto otto anni e frequentava la quarta elementare. Il 4 dicembre 1944 Benedetta lasciò Casticciano e tornò a Dovadola, ospite del nonno, per continuare a frequentare la scuola, mentre la famiglia si trasferì a Forlì, anche se la casa venne occupata dagli inglesi. Nel mese di gennaio del 1945 Benedetta raggiunse i genitori e qui si ammalò di para tifo. Rimase con la famiglia per tutta la durata della malattia che si rivelerà lunga e grave.
Solo verso la fine di marzo poté frequentare la scuola che le suore Dorotee di Forlì avevano appena riaperto. Una suora dell’ordine, suor Alberta, la seguii fino all’esame di ammissione alla prima media che Benedetta superò il 24 giugno 1946. I frequenti spostamenti della famiglia imporranno a Benedetta di frequentare la prima media a Brescia dalle suore Orsoline, poi la seconda e la terza media; e quarta e quinta ginnasio a Forlì, presso la scuola pubblica “Flavio Biondo“; prima e seconda liceo al “Girolamo Bagatta” di Desenzano del Garda. In ognuno di questi luoghi stringerà amicizie che dureranno nel tempo. Mentre stava frequentando la seconda liceo, precisamente nel febbraio del 1953, cominciò a perdere l’udito.
Così scrisse nel suo diario: “Oggi (13/2) sono stata interrogata in latino: ogni tanto non capivo quello che il professore mi chiedeva“; poi qualche giorno dopo, il 19/2: “Non ho capito quasi niente la lezione di arte… Che figura devo fare ogni tanto. Ma cosa importa? Un giorno forse non capirò più niente di quello che gli altri dicono, ma sentirò sempre la voce dell’anima mia: e questa è la via che devo seguire“. 

Nonostante questa situazione difficile e drammatica, quasi a percorrere il male che avanzava, nell'estate del 1953 studiò per "saltare" la terza liceo tanto che...

Don Pompeo Nadiani

llustre letterato e latinista Don Pompeo Nadiani ha prodotto diverse opere ispirate all’interpretazione della Divina Commedia ed in particolare alle parti della Divina Commedia relative alle zone della Romagna ed alla valle del Montone.

Appennino
Illustre letterato e latinista, Don Pompeo Nadiani ha prodotto varie opere ispirate all’interpretazione della Divina Commedia, in particolare a quelle parti della Divina Commedia che riguardano la Romagna e la Valle del Montone. Autore di moltissime pubblicazioni al riguardo, è stato più volte insignito di riconoscimenti per la sua attività di ricercatore.
Fu parroco per 30 anni della Parrocchia di San Ruffillo a Dovadola, dove, oltre all’attività pastorale, approfondì lo studio di Dante Alighieri e divulgò l’interpretazione dei versi del Sommo Poeta in diversi volumi fra i quali Dante sul fiume Montone .

PIETRO ZANGHERI

Naturalista nato a Forlì nel 1889, morto a Dovadola dove è sepolto nel 1983. Autore di importanti opere riguardo la flora della Romagna.
Le opere di Pietro Zangheri costituiscono una pietra miliare della conoscenza delle piante della Romagna. In esse l’autore narra la descrizione, l’utilizzo, le proprietà delle più importanti erbe ed essenze che popolano queste valli. In altre opere l’autore descrive anche gli aspetti geologici delle valli della Romagna-Toscana, denotando una profonda conoscenza del territorio e del sottosuolo. Per questi motivi è ancora oggi ricordato come uno dei più acuti studiosi di questa parte dell’Appennino.

Per saperne di più…
Professionalmente fu prima Direttore e in seguito Presidente della Casa di Riposo della città di Forlì. La sua attività nel campo delle scienze naturali fu dunque di tipo amatoriale, ma questo non gli impedì di raggiungere ambiti traguardi: la laurea onoris causa presso l’Università di Firenze e successivamente la Libera docenza in geobotanica, oltre ad ottenere diversi altri riconoscimenti.
Fin da giovane si dedicò allo studio della flora e della fauna dei dintorni di Forlì, ma ben presto i suoi interessi si allargarono alla zoologia, alla geologia ed alla paleontologia. Il risultato di tanto lavoro è rappresentato dal Museo di Storia Naturale della Romagna, purtroppo oggi non più a Forlì, ma ospitato al Museo Civico di Scienze Naturali di Verona.
Profondo studioso Zangheri ha scritto circa 200 pubblicazioni, sia in ambito puramente divulgativo che in ambito più specificamente accademico.
Profondo conoscitore ed amante della natura Zangheri ha sempre svolto opera di difesa degli ambienti naturali più pregevoli e fragili della nostra Regione: le Pinete costiere, le Foreste Casentinesi, la Vena del Gesso, i boschetti della nostra collina come Scardavilla e Ladino, facendoli conoscere al pubblico e combattendo strenuamente battaglie per la loro conservazione. Si può quindi affermare che sia stato un esempio ed una guida per gli ambientalisti di oggi.
I suoi libri più famosi sono Le piante medicinali della Romagna , guida pratica per riconoscerle e per adoperarle in famiglia.

Il cimitero in cui è sepolto è situato alle porte del paese sulla strada statale SS67.

ANTONIO RANIERI BISCIA

Antonio (Predappio 20.01.1780 – Dovadola 08.06.1839)  si colloca  come grande figura della  cultura orientalista italiana.  Di famiglia aristocratica tosco romagnola, di solida formazione culturale aveva un patrimonio di conoscenza linguistica che comprendeva oltre che l’inglese, il tedesco e lo spagnolo, l’arabo, l’ebraico, il persiano, il turco e l’aramaico.

  Dopo un avventuroso viaggio che in gioventù lo portò dall’Anatolia, In Persia, in Arabia fino all’Egitto e all’Etiopia, Raineri Biscia, si dedicò con passione fino alla sua  morte a studi e ricerche sulle culture d’Oriente, stringendo rapporti non solo con l’elitè culturale del tempo, ma anche con alti esponenti della classe dirigente politica italiana ed estera, guadagnandosi ovunque stima ed apprezzamento.

FAMIGLIA DEI CONTI GUIDI

I Guidi, insieme ai Malatesta rappresentano le due grandi famiglie dello scenario storico politico  romagnolo.

L’influsso della famiglia Guidi in queste zone rimane presente dalla metà dell’800 fino alla metà del 1400.

Raggiunse il suo massimo splendore nell’epoca feudale  e si distinse  con  presenza e valore  in numerose battaglie. 

MARIANNA MALTONI

Marianna “Maria” Maltoni (Dovadola 02.02.1890 – Fiesole 18.11.1964) è stata un insegnante italiana, maestra nella scuola elementare di San Gersolè (Impruneta).

Il suo metodo didattico era teso a fare una scuola dell’oggettività, con un procedimento di rielaborazione dell’ambiente di vita basato sull’esperienza reale dei ragazzi, espressa poi in diari e disegni, accompagnati da annotazioni precise in modo tale da formare la logica e fare conoscere la natura dopo la necessaria osservazione degli eventi, e non attraverso norme calate dall’alto, secondo un tradizionale modello di scuola orientato alla trasmissione di conoscenza inculcata dall’educatore.

tradizioni del paese

Nel territorio forlivese durante il periodo natalizio si tiene il tradizionale  E ZOC AD NADEL – dal 24.12 al 06.01.  che rappresenta un momento conviviale di raduno della cittadinanza per scambiarsi gli auguri natalizi presso la Piazza Berlinguer con un ceppo che viene acceso verso le ore 08,00 della mattina e rimane presente fino alle ore 24.00.

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