Through Dante, everyone is now familiar with the tragic story about Francesca Da Polenta, which the supreme poet described in the Fifth Canto of Dante’s Inferno, also known as the ‘Paolo and Francesca’ Canto.
“Agile e solo vien di colle in colle / quasi accennando l’ardüo cipresso. / Forse Francesca temprò qui li ardenti occhi al sorriso?”
“Nimble and alone he comes from hill to hill / almost hinting at the ardent cypress. / Perhaps Francesca Tempted here the blazing eyes to smile?”
Giosuè Carducci in his Ode to the Church of Polenta writes these verses honoring Francesca, considered as a mythical figure, a new virtuous and courageous heroine, muse and symbol for beauty’s triumph and, at the same time, glory of freedom against injustice and oppression.
A famous cypress stands up still today on one of the hills near Polenta (the hill of Conzano), where tradition has it that Francesca often climbed in romantic contemplation.
The original tree, destroyed by lightning on 21 July 1898, was replaced by a new cypress that Carducci replanted in October. In the large pit set up for planting, a small ark was built in which a metal tube was placed containing a parchment bearing the following words: ‘26 October 1898. Replanting the ancient cypress of the Ode to Polenta’.
In 1944 the cypress tree was blown up by German troops out of contempt, during the retreat from the Gothic Line. This is why Aldo Spallicci, an intellectual and anti-fascist, wanted to replant the cypress tree as a symbol of republican Italy’s rebirth after two decades of fascist dictatorship.
The current cypress tree was planted by Prof. Roversi Monaco in 1994, while he was University of Bologna’s Magnificent Rector, at the start of university activities in Romagna.
Grazie a Dante, è ormai nota a tutti la tragica storia di Francesca Da Polenta, che il sommo poeta descrisse nel V Canto dell’Inferno, noto anche come il Canto di “Paolo e Francesca”.
“Agile e solo vien di colle in colle / quasi accennando l’ardüo cipresso. / Forse Francesca temprò qui li ardenti occhi al sorriso?”
Giosuè Carducci nella sua Ode alla chiesa di Polenta scrive questi versi in onore di Francesca, considerata dallo scrittore come una figura mitica, una nuova eroina virtuosa e coraggiosa, musa e simbolo del trionfo della bellezza e, allo stesso tempo, della vittoria della libertà contro le ingiustizie e le oppressioni.
Un mitico cipresso ancora oggi sorge su uno dei poggi nei pressi di Polenta (il colle di Conzano), dove la tradizione vuole che spesso Francesca vi salisse in romantica contemplazione.
L’albero originale, distrutto da un fulmine il 21 luglio del 1898, fu sostituito da un nuovo cipresso che Carducci ripiantò nell’ottobre dello stesso anno. Nella larga fossa predisposta per la piantumazione, venne anche costruita una piccola arca in cui fu posto un tubo metallico contenente una pergamena che riportava le seguenti parole: “26 ottobre 1898. Ripiantato l’antico cipresso dell’ Ode a Polenta”.
Nel 1944 il cipresso fu fatto saltare in aria dalle truppe tedesche per spregio, durante la ritirata dalla Linea Gotica. Per questo Aldo Spallicci, intellettuale e antifascista, volle ripiantare il cipresso come segno di rinascita dell’Italia repubblicana dopo il ventennio di dittatura fascista.
L’attuale cipresso è stato messo a dimora dal Prof. Roversi Monaco nel 1994, mentre era Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, in occasione dell’avvio delle attività universitarie in Romagna.
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